Resistenza a Pubblico Ufficiale: Secondo l’art. 337 del codice penale

La resistenza a pubblico ufficiale è un reato previsto e punito dall’articolo 337 del Codice Penale. Chiunque commette questo illecito rischia l’arresto e di finire sotto processo, per questo è fondamentale comprendere cos’è esattamente e quando si configura.

In questa guida completa analizzeremo nel dettaglio il reato di resistenza a pubblico ufficiale sotto tutti i suoi aspetti. Vedremo gli elementi costitutivi, le pene previste, quando scatta l’arresto, le differenze con altri reati simili e molto altro.

Riepilogo

La resistenza a pubblico ufficiale è un reato punito con la reclusione da 6 mesi a 5 anni, che consiste nell’opporsi con violenza o minaccia ad un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio. Sono stati analizzati nel dettaglio gli elementi costitutivi, le pene previste, le differenze con altri reati e le principali questioni legate a questo illecito.

Cos’è il Reato di Resistenza a Pubblico Ufficiale

Il reato di resistenza a pubblico ufficiale rientra nella categoria dei reati contro la pubblica amministrazione, più nello specifico tra i reati commessi dai privati contro la PA.

Il bene giuridico tutelato è il buon andamento e l’imparzialità della pubblica amministrazione, nonché la libertà e l’incolumità fisica del pubblico ufficiale.

La resistenza a pubblico ufficiale consiste nell’opporsi con violenza o minaccia ad un pubblico ufficiale o ad un incaricato di pubblico servizio mentre sta svolgendo un atto d’ufficio o di servizio.

L’articolo 337 del Codice Penale punisce questo comportamento con la reclusione da 6 mesi a 5 anni. Vediamo nel dettaglio in cosa consiste.

L’Articolo 337 del Codice Penale

L’articolo 337 cp recita:

“Chiunque usa violenza o minaccia per opporsi ad un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, mentre compie un atto d’ufficio o di servizio, o a coloro che, richiesti, gli prestano assistenza, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni”.

Come si può notare, la violenza e la minaccia sono elementi essenziali affinché sussista il reato di resistenza. Tali condotte devono essere idonee ad impedire al pubblico ufficiale di svolgere l’atto d’ufficio.

Resistenza Passiva a Pubblico Ufficiale

Una forma di resistenza è quella passiva, che consiste in un uso moderato della forza non diretta verso il pubblico ufficiale.

Ad esempio, il semplice divincolarsi per sottrarsi ad un controllo senza usare violenza contro l’agente, non integra il reato di resistenza a pubblico ufficiale secondo la Cassazione.

Diversamente, chi per divincolarsi usa attivamente la forza per contrastare il pubblico ufficiale, commette resistenza a tutti gli effetti.

Fuga e Resistenza a Pubblico Ufficiale

Anche la semplice fuga può integrare in alcuni casi il reato di cui all’art. 337 cp.

Ad esempio, se il soggetto per sottrarsi alla cattura non solo fugge, ma compie manovre pericolose per impedire l’inseguimento, mettendo in pericolo altri utenti della strada, commette resistenza a pubblico ufficiale secondo la Cassazione.

Cosa si intende per Pubblico Ufficiale

L’articolo 357 cp definisce pubblico ufficiale colui che esercita una funzione legislativa, giudiziaria o amministrativa.

Rientrano in questa categoria, tra gli altri: sindaci, assessori, consiglieri comunali, parlamentari, magistrati, forze dell’ordine.

Va distinto dalla figura dell’incaricato di pubblico servizio (art. 358 cp), che presta un servizio pubblico a qualsiasi titolo.

Qual è la Pena per Resistenza a Pubblico Ufficiale

La pena per il reato di resistenza a pubblico ufficiale è la reclusione da 6 mesi a 5 anni.

Inoltre, le forze dell’ordine possono procedere all’arresto in flagranza di reato. Il PM potrà poi richiedere una misura cautelare al giudice.

Prescrizione del Reato di Resistenza a P.U.

Il termine di prescrizione per il reato di resistenza a pubblico ufficiale è di 6 anni (elevati a 7 anni e 6 mesi in presenza di atti interruttivi).

La prescrizione è una causa estintiva del reato che si verifica se non si arriva a sentenza entro tot anni, pari al massimo della pena prevista.

Resistenza a Pubblico Ufficiale: Procedibilità

La resistenza a pubblico ufficiale è un reato procedibile d’ufficio.

Ciò significa che il procedimento penale può iniziare anche senza una querela, ma è sufficiente una denuncia o segnalazione.

Resistenza a Pubblico Ufficiale: Depenalizzato?

Contrariamente a quanto si può pensare, il reato di resistenza a pubblico ufficiale non è stato depenalizzato.

L’opera di depenalizzazione del 2016 ha riguardato altri reati (es. ingiuria), ma non la resistenza a pubblico ufficiale, che resta punita penalmente.

Lesioni a Pubblico Ufficiale

Se durante la resistenza vengono procurate lesioni al pubblico ufficiale, è possibile il concorso tra resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 cp) e lesioni volontarie (art. 582 cp).

Infatti, il reato di resistenza assorbe solo la violenza minima delle percosse, non quella delle lesioni vere e proprie.

Differenza tra Resistenza e Violenza a P.U.

L’articolo 336 cp punisce chi usa violenza o minaccia verso un pubblico ufficiale per costringerlo a compiere un atto contrario ai doveri d’ufficio.

La differenza con la resistenza sta nel fatto che in quel caso la violenza e la minaccia precedono l’atto del pubblico ufficiale, mentre nella resistenza lo accompagnano.

Conclusione

La resistenza a pubblico ufficiale è un reato che, se commesso, può portare a gravi conseguenze, tra cui l’arresto e il processo.

Per questo è fondamentale rivolgersi ad un avvocato penalista che possa assistervi ed evitare di aggravare la vostra posizione. Non lasciatevi condizionare da informazioni sbagliate, questo reato ad oggi è ancora perfettamente in vigore.

Domande frequenti

Qual è la differenza tra resistenza a pubblico ufficiale, come descritto nell’art. 337 cp, e minaccia a pubblico ufficiale ai sensi dell’art. 336 cp?

La resistenza a pubblico ufficiale secondo l’art. 337 cp implica l’opposizione attiva a un ufficiale in servizio, mentre l'”art 336 cp minaccia pubblico ufficiale” si riferisce all’atto di intimidire o minacciare un ufficiale pubblico. Entrambi sono reati, ma differiscono nella natura dell’azione contro l’ufficiale.

La resistenza passiva integra il reato di cui all’art. 337 c.p.?

No, la resistenza passiva non integra il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Affinché sussista il reato deve esservi un’opposizione attiva e violenza o minaccia diretta verso il pubblico ufficiale. Il semplice divincolarsi senza usare forza non costituisce resistenza penalmente rilevante.

Quando scatta l’arresto per resistenza a pubblico ufficiale?

L’arresto per resistenza a pubblico ufficiale può scattare in flagranza di reato, ossia nel momento in cui la persona commette la resistenza, opponendosi con violenza o minaccia al pubblico ufficiale. L’arresto serve ad interrompere la commissione del reato.

Come è punito chi istiga alla resistenza a pubblico ufficiale?

Chi istiga o incita alla resistenza può rispondere del reato di cui all’art. 337 c.p. in concorso morale. Ad esempio, se durante l’arresto di una persona altre istigano alla resistenza, possono essere punite allo stesso modo.

Cosa rischia chi commette lesioni durante la resistenza?

Le lesioni volontarie commesse durante la resistenza a pubblico ufficiale concorrono con il reato di cui all’art. 337 c.p. Quindi si applica la pena sia per resistenza che per lesioni.

La resistenza a pubblico ufficiale è procedibile d’ufficio?

Sì, la resistenza a pubblico ufficiale è un reato procedibile d’ufficio e non è necessaria la querela da parte della persona offesa. È sufficiente la denuncia o segnalazione affinché parta il procedimento penale.

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